La soglia
Ti sei mai soffermata/o a percepire le emozioni che emergono nel momento in cui oltrepassi una soglia? Quel breve istante di transizione tra due luoghi.
Quale legame esiste tra l’architettura rivolta al benessere e la soglia? Perché la soglia dovrebbe rivestire un ruolo importante nella ricerca del nostro benessere emotivo attraverso lo spazio architettonico?
Amo riflettere sulla soglia, non solo come un semplice confine fisico, ma come un punto di inizio, un passaggio verso qualcosa di nuovo e inaspettato.
In questo articolo esploreremo il concetto di soglia come un momento di transizione e connessione tra due realtà diverse e su come questo possa interagire con le nostre emozioni e i nostri stati d’animo.
La Soglia da un punto di vista costruttivo
Dal punto di vista costruttivo la soglia è generalmente definita come una lastra di pietra, cemento o altro materiale, che collega gli stipiti di un’apertura d’ingresso al livello del pavimento. Tuttavia, il termine è spesso utilizzato in un senso più ampio per indicare non solo il punto di ingresso fisico, ma anche il concetto di varco, porta o passaggio.
Soglia e confine
La soglia intesa come passaggio, è un vuoto ricavato all’interno di una superficie solida, come una muratura, che spesso lascia intravedere solo una piccola porzione di ciò che si trova al di là. Si presenta come un invito ad attraversarla, ma, essendo posta su una linea di confine, ci fa sentire che qualcosa, in quel preciso istante, sta cambiando.
La magia del passaggio
I passaggi hanno sempre avuto un ruolo misterioso e intrinsecamente significativo. Pensiamo ai varchi per accedere a luoghi sacri, agli spazi dove venivano celati importanti tesori o dove le persone si riunivano in preghiera o trovavano rifugio. Così anche agli ingressi distribuiti lungo le mura di cinta delle antiche città. Quella sensazione affascinante e mistica che precede l’immersione in una nuova atmosfera.
La soglia denota e anticipa un cambio di energia. Funziona come un filtro, un momento di sedimentazione degli stati d’animo, anche una sorta di reset.
Ristabilire una connessione con il tema del passaggio è importante nell’architettura volta alla ricerca del nostro benessere.
Cosa cela il passaggio
Prima della soglia si estende il territorio del già vissuto, ciò che lasciamo alle nostre spalle, mentre subito dopo si profila ciò che ci attende. Sulla soglia ci troviamo nel momento presente.
A differenza della vita, dove l’istante del momento presente scorre inesorabile, sulla soglia possiamo illuderci di prolungare l’attimo. Persino di ritornare indietro. Ma la soglia raramente trattiene, ci spinge ad andare oltre. Proprio come nella vita, siamo spinti a procedere. Rimanere centrati nel qui e ora, potrebbe corrispondere al rimanere saldi sulla soglia.
Nello spazio architettonico, la soglia rimane ferma mentre noi ci muoviamo. Nella nostra vita, la soglia del tempo si sposta con noi, e ogni istante rappresenta un passaggio tra il tempo già trascorso e quello che sta per arrivare.
Come ci insegnano molte culture, rimanere centrati nel qui e ora equivale a stabilire un importante stato di benessere emotivo.
Attraversare la soglia: sensazioni e misteri
Quando attraverso una soglia tra due spazi, cerco di percepire le sensazioni che questo passaggio mi suscita. Entrare in una dimensione inaspettata e spesso sconosciuta può evocare una vasta gamma di emozioni, dalla piacevolezza e l’invito, al mistero e al timore, alla spiritualità e molto altro.
Questo varco, praticato in una superficie di confine tra due ambienti, conserva, a mio avviso, il mistero velato del passaggio tra il materiale terreno e l’immateriale della dimensione spirituale.
La soglia ai giorni nostri
Anche lo spazio dedicato alla soglia, così come quello del corridoio e del ripostiglio che abbiamo già analizzato, ha subito notevoli modifiche nell’architettura contemporanea. Questo ha portato a una radicale trasformazione nella sua percezione. Un elemento fondamentale che influisce sulla percezione della soglia, a mio avviso, è lo spessore del muro che la ospita.
L’evoluzione dello spessore murario e la sua influenza sulla percezione
Un tempo, le murature attraverso cui si passava erano spesse e imponenti. Esse variavano da venti centimetri a oltre un metro nelle strutture antiche. Questo spessore conferiva un carattere materico e strutturale molto marcato al momento del passaggio. Nelle moderne architetture, invece, i muri sono sottili e le porte spesso si mimetizzano con la parete stessa, trasformando radicalmente la percezione della soglia e del momento di passaggio, ridotti e assottigliati al minimo.
Transizioni senza confini e l’impatto sulla nostra vita
Il risultato di questo assottigliamento è che nell’attuale contesto spaziale non sperimentiamo più transizioni così nette da un luogo all’altro. Attraversiamo una sottile cortina e spesso ci troviamo istantaneamente catapultate/i da un’atmosfera spaziale all’altra senza filtro. Questo influenza notevolmente la nostra percezione dei passaggi.
Ripetendo gesti e abitudini, consolidiamo comportamenti, credenze e modi di pensare. Se il momento “del passaggio” è ormai annullato nei luoghi che abitiamo, quasi certamente lo sarà anche nella nostra vita.
Anche nel nostro vivere passeremo da un momento all’altro senza sosta, senza pause per assaporare, per gustare l’attimo e farlo sedimentare.
Sono convinta che la perdita di percezione delle transizioni, che si tramuta in passaggi rapidi, rifletta l’atteggiamento contemporaneo verso una vita frenetica, senza sosta, priva di riflessione sui confini, sui cambiamenti e sul fluire del tempo e delle stagioni.
Soglia e spiritualità
Nella società contemporanea, abbiamo assistito a una marcata diminuzione della spiritualità. Dopo secoli di pesanti condizionamenti religiosi, ci siamo progressivamente orientati verso un materialismo distaccato. La nostra fede si è spostata verso ambiti come la scienza, l’economia, il denaro e la ricerca dell’immortalità e dell’eterna giovinezza. In questo processo, abbiamo perso il contatto con una dimensione più mistica, magica e spirituale dell’esistenza. Non sto parlando di religione, bensì di spiritualità: un’energia che ci collega all’Universo.
Potremmo ipotizzare che la scomparsa dell’esigenza di marcare la soglia, sia correlata alla diminuzione della nostra spiritualità. Forse si tratta di un gesto inconscio volto a cancellare quel momento passante, spesso carico di mistero e paura. Quel momento che dentro di noi potrebbe evocare il passaggio dal materiale all’immateriale. In tal modo annulliamo l’elemento fondante, cioè il mistero, che è essenziale per la sopravvivenza di una fede in qualcosa di più grande, impalpabile, che la scienza non è ancora riuscita a spiegare. Personalmente, auspico che non ci riesca.
Un esempio pratico in un passaggio domestico
Concludo questo articolo presentando il progetto di ripristino di un passaggio tra cucina e soggiorno, nell’ambito di una ristrutturazione. La soglia, sopravvissuta in uno spesso muro preesistente, si presentava compromessa da una serie di interventi eseguiti nel corso degli anni. Abbiamo rimosso la fragile porta a soffietto, il radiatore adiacente e il vano tecnico retrostante, sostituendo i pavimenti e le finiture delle pareti.
L’obiettivo primario è stato quello di restituire forza espressiva alla muratura, valorizzandolo in tutto il suo spessore per enfatizzare l’esperienza del passaggio. A questo fine ho proseguito il rivestimento in ferro del camino facendolo fuoriuscire dal passaggio e ripiegandolo lateralmente, leggermente staccato dalla parete. La lastra in ferro funge anche da copertura per l’impianto di ventilazione del camino retrostante, distribuendo l’aria calda. Sul pavimento, il nuovo legno si estende senza interruzioni, come una soglia invisibile che unisce i due spazi, ristabilendo armonia tra le funzioni. Mi auguro di aver raggiunto l’intenzione di restituire potere e significato al momento di transizione tra questi due spazi.
Conclusioni
Se, come credo, l’architettura ha il potere di educare e generare emozioni e stati d’animo, è importante considerare la trasformazione radicale di certi elementi e del loro significato. Non tanto per riproporli identici, ma per non dimenticarne l’essenza.
Queste mie riflessioni sono principalmente ispirate alla società occidentale. Altre culture, potrebbero offrire prospettive molto diverse. Diverso è il loro approccio alla vita, e di conseguenza allo spazio. Cogliere queste differenze arricchisce la nostra comprensione dell’architettura e della sua influenza sulla società.
E tu come percepisci la soglia? Mi farebbe molto piacere se lasciassi il tuo commento.
4 risposte a “Architettura e benessere: soglia e passaggio”
Sempre costruttive le tue argomentazioni. Inevitabilmente ci sono soglie da attraversare, sia in senso materiale sia in senso spirituale. Per me la soglia non è un limite bensì un transito quindi, con naturalezza, mi viene da spostarmi da dentro a fuori e viceversa perché si può fluire da un ambiente all’altro fermandomi in quello che in un preciso momento mi è più consono. La soglia principale però ha un’importanza più sostanziale: a me permette di lasciare fuori le negatività del mondo e agli estranei di sapere che da lì in poi sono nel mio mondo. Ad esempio far lasciare le scarpe all’ingresso non lo trovo un gesto offensivo verso gli altri perché chi entra sta varcando la soglia del mio ambiente. A mio avviso è piacevole trovare sulle soglie piccoli oggetti di accoglienza: tappeti, appendiabiti, piccoli sgabelli, luci non aggressive. Grazie
Brava Monica! Sempre ad approfondire i concetti in relazione agli spazi ed all’architettura. Non immaginavo che la soglia disvelasse tali significati che, da te, ben argomentati, mi hanno fatto meditare sui miei spazi. Dall’antica casa con il corridoio e le porte dei vari locali prospicienti, sono passata all’open space! Ovviamente per guadagnare spazio, ma adesso è tutto qui, squadernato davanti a me e ai miei ospiti. Per fortuna ho collocato il divisorio tra il giorno e la notte, tra ciò che appare subito e ciò che ancora resta misterioso.In effetti, ogni volta che valico quella soglia, mi ritrovo in uno spazio diverso, quasi un’altra casa che invita ad un’altra vita, come stimolo di cambiamento, rinnovo, ricollocazione. Insomma, hai centrato bene l’argomento! Anche dal punto di vista psicoanalitico. Non avevo mai abbinato l’architettura a Freud, ma con te è possibile!
Grazie Tiziana, la tua osservazione è stimolante e mi fa riflettere. Sì, anche Freud trova la sua collocazione in questo contesto! La porta come confine tra il conscio e l’inconscio, senza parlare dei corridoi e delle stanze della casa che possono simboleggiare i diversi aspetti della personalità, richiamando la sicurezza ricercata come in un ventre materno. La transizione da un’antica casa con corridoio e porte chiuse a un open space riflette un cambiamento significativo nel modo in cui viviamo e percepiamo i nostri spazi. Il divisorio tra giorno e notte che hai collocato è un ottimo esempio di come possiamo creare confini all’interno di un open space, mantenendo una separazione tra le diverse funzioni e atmosfere degli ambienti. In particolare, il tentativo di restituire identità alla zona notte, che ritengo sacra, è a mio avviso fondamentale. Ti ringrazio per avermi fornito uno spunto per un prossimo approfondimento. La tua descrizione di come ogni volta che varchi quella soglia ti ritrovi in uno spazio diverso e stimolante è chiara e risuona perfettamente. Personalmente, mi evidenzia quanto sia fragile il limite tra il piacere immenso generato dalla vita in un open space e il disagio sottile e inespresso che può sorgere nell’assenza dei confini.
Importante precisare che mi riferisco esclusivamente a confini sani e funzionali, quelli che contribuiscono a definire il nostro personale spazio vitale, e non a confini di natura geografica o di altro genere.
Maria Grazia ti ringrazio per il tuo interessante commento. Condivido l’importanza delle soglie come spazi di adattamento. Hai centrato perfettamente l’approccio, attribuendo alla soglia principale un’importanza sostanziale. L’idea di mantenere le negatività fuori è in linea con molti approcci, come il Feng Shui, che valorizza la porta e lo spazio dell’ingresso come filtri protettivi.
Se sei curiosa di approfondire, puoi trovare ulteriori spunti sull’argomento, soprattutto in riferimento alla porta principale a questo link: https://kanyufengshuiacademy.com/feng-shui-porta-ingresso/
Organizzare l’ingresso con elementi accoglienti come una seduta per togliere le scarpe, uno spazio per abiti e oggetti, e una luce adeguata che invita a sostare, e quindi a lasciar sedimentare energie negative e stai d’animo, è essenziale per chi percepisce queste sottili energie. La tua riflessione dimostra che in ogni cultura, e in ognuno di noi, risiede la saggezza per gestire lo spazio e creare benessere. Purtroppo, sempre più spesso dimentichiamo di ascoltarci e cerchiamo risposte lontano, quando ciò che ci serve è dentro di noi.